Premessa
Classe operaia e padronato nelle recenti vicende economiche è un opuscolo derivante da una lezione tenuta da Augusto Graziani nell’ambito di un corso per la formazione dei quadri dirigenti della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM) di Brescia svoltosi fra marzo ed aprile nel 1974. Si tratta di una pubblicazione sindacale “a circolazione interna”, e dunque senza alcun colophon.
Fino ad oggi questo testo non era stato preso in considerazione nella redazione della bibliografia ufficiale delle opere di Augusto Graziani 1 . Tuttavia, proprio per codesto motivo, rappresenta un caso editoriale interessante. Da nostre ricerche bibliografiche sull’OPAC SBN, infatti, ci risultano 4 registrazioni del testo in parola. In tutti i casi non viene esplicitamente indicato l’anno di edizione. Perciò l’attribuzione viene sempre fatta dai bibliotecari, su base ipotetica. Abbiamo:
registrazione [1], in cui la data della stampa viene indicata come: [1974?], non si dà alcun luogo di edizione e si afferma che il testo presenta 62 pp.;
registrazione [2], in cui la data della stampa viene indicata come [1974], il luogo di edizione è indicato come Pavia: Centro stampa Amministrazione provinciale, e si afferma che il testo presenta 62 pp.; registrazione [3], il cui la data della stampa viene indicata come [1974?!], il luogo di edizione, invece, è indicato come Roma: La tipografica, mentre si afferma che il testo presenta 70 pp.;
registrazione [4], infine, ha un titolo leggermente differente, ovvero Classe operaia e padronato nelle recenti vicende economiche: corso per il conseguimento della Licenza di scuola media inferiore per lavoratori (150 ore), la data di edizione viene indicata come [1977?!], il luogo di edizione riportato è Varese: a cura della Federazione sindacale CGIL, CISL, UIL, mentre il testo in questa versione presenta ben 98 pp.
Da quanto precede possiamo ipotizzare che il testo databile al 1974, essendo stato pensato per una “circolazione interna”, abbia avuto varie ristampe in diversi luoghi e persino differenti versioni (da 62 o da 70 pagine) 2.
La versione del testo in nostro possesso è databile al 1974 ed ha 70 pagine 3. Riportiamo qui sotto la prima pagina e, più avanti, l’indice. L’intero opuscolo viene messo a disposizione di tutti gli interessati, a partire da oggi, nel sito internet augustograziani.com.
L’opuscolo del 1974
Il 1974 rappresenta un anno di rinnovamento intellettuale per Graziani. Come hanno segnalato anche Domenicantonio Fausto (2016 a) e Giancarlo De Vivo (2016), nel 1973 l’economista partenopeo cessò la collaborazione con Nord e Sud “a causa della diversità di opinioni con il direttore della rivista riguardo alla politica economica del ministro del Tesoro del tempo” (p. 20). Gli scritti sulla politica economica che uscirono nel corso del 1974 sembrano caratterizzati da un respiro nuovo. Anche sul piano degli interessi più teorici Graziani comincia a radicalizzare il suo approccio approfondendo innanzitutto lo studio della teoria monetaria secondo una prospettiva eretica. Nell’opuscolo del 1974 abbiamo un Graziani insolitamente “esplicito” dal punto di vista politico, un Graziani che tenta di costruire delle tassonomie ad uso della classe lavoratrice e a supporto delle sue lotte:
Una tassonomia dei frazionamenti interni al padronato (nel quadro di un’economia monetaria di produzione), innanzitutto. E dunque Graziani parte dalla distinzione, da cui proveniva (vedasi Graziani 1969), tra settori dinamici (votati all’esportazione) e settori arretrati (che servono esclusivamente il mercato interno). Da qui egli passa alla distinzione tra settori che producono beni capitali (che nel testo del 1974 chiama beni strumentali) e settori che producono beni di consumo. Tale distinzione viene tosto lasciata cadere (ma produrrà importanti sviluppi nel futuro, come vedremo), per arrivare alla distinzione fondamentale (nel testo del 1974 ma non solo, come si vedrà in seguito) tra settori ad alta intensità di mano d’opera (grande meccanica, industria dell’automobile, industria della gomma, ecc.), settori a bassa intensità di mano d’opera (chimica, siderurgia, ecc.). Quest’ultima distinzione risulta fondamentale poiché provoca una divisione nell’ambito del padronato di fronte all’ondata di lotte innescata dall’autunno caldo del ’69, divisione di cui il padronato non aveva sofferto davanti alle lotte salariali del ’62, come Graziani prontamente nota.
Una tassonomia delle possibili reazioni padronali (dato il contesto monetario internazionale), in secondo luogo. Graziani, infatti, sottolinea come la reazione inflazionistica, che per certi versi risulta “istintiva” per il padronato, non sia fattibile se si è in un contesto di cambi fissi. Contesto in cui si dovrà per forza addivenire ad una reazione in termini di recessione. Chiaramente, le cose cambiano in un contesto di cambi fluttuanti.
Abbiamo anche il prodromo immediato di ciò che diverrà lo schema del circuito monetario. Perché “prodromo” invece che, più semplicemente, “antecedente”?
Poiché, siccome in ambito letterario prodomo significa: scritto che si considera quale abbozzo di un lavoro definitivo, risulta chiaro che un prodromo vada necessariamente “superato”, nel senso di completato. E, come vedremo tra poco, questo è esattamente ciò Graziani dovrà fare rispetto allo schema, soltanto abbozzato, di circuito monetario presentato nell’opuscolo.
Un punto di biforcazione
Proprio nel testo del 1974 si può individuare un punto di biforcazione nel percorso intellettuale di Graziani. Cerchiamo di chiarire bene il punto, che riteniamo fondamentale. In questo testo considerazioni teoriche e ricostruzione storica sono strettamente avviluppate. Non si tratta tuttavia di una pura e semplice mescolanza bensì di un vero e proprio intreccio, ove ciascuno dei due lati (teoria, storia) pone le questioni rilevanti per l’altro e ne illustra le conclusioni.
Nel prosieguo della sua riflessione – come si può intuire dalla figura sottostante – Graziani cercherà, da un lato, di completare lo schema del circuito monetario da un punto di vista strettamente teorico (ne sono testimonianza i saggi introduttivi a Convenevole e a Costabile, l’articolo su Studi Economici del 1984, il saggio introduttivo al libro collettaneo Moneta e Produzione e tanti altri contributi che condurranno infine a The monetary theory of production del 2003) e, dall’altro, di ricostruire la storia della politica economica italiana dal secondo dopoguerra ad oggi – da un punto di vista, chiaramente, storico (ne sono testimonianza i testi raccolti a sua cura in Crisi e ristrutturazione dell’economia italiana e soprattutto i volumi per il Mulino sull’economia italiana del 1976 e del 1989 che condurranno al libro del 2000, Lo sviluppo dell’economia italiana).
Si potrebbe dunque esser tentati di distinguere nettamente – e magari contrapporre – un Graziani teorico (del circuito monetario) e un Graziani storico (della politica economica). Tuttavia, a nostro avviso – e lo possiamo affermare anche sulla base dello studio del testo del 1974 – si tratterebbe in realtà di un errore fatale.
Il prodromo immediato del circuito monetario
Cerchiamo ora di approfondire per quanto possibile la questione del prodromo immediato.
Graziani ce lo presenta attraverso due figure, una che egli chiama “incompleta” (e che sta a p. 21 del testo del 1974) e l’altra che egli invece considera “completa” (e che sta a p. 55).
Se guardiamo la versione “incompleta”, possiamo subito notare che, mentre è già chiarissima la problematica della “finanza iniziale”, non risulta alcun cenno di quello che negli anni successivi diverrà noto come “finanza finale”.
Per quanto siamo riusciti a ricostruire, infatti, mentre nel testo del 1977 (Recensione a mò di Premessa a Convenevole) Graziani si concentrerà sulla distinzione tra visione dell’economia sequenziale e visione simultaneista, sarà solo nel testo del 1980 (Malthus e la teoria della domanda effettiva, il saggio che introduce il libro di Costabile) che egli comincerà a porsi chiaramente e esplicitamente il problema della “chiusura” del circuito, seppur nel quadro di una riflessione sulla realizzazione (trattandosi di una introduzione ad un libro che riguarda Malthus). Infine, un’esplicita trattazione del concetto di “finanza finale” si avrà nelle due versioni (Graziani 1983; Graziani 1984) di Moneta senza crisi.
Un’altra peculiarità del prodromo immediato è che, mentre nello schema completamente sviluppato del circuito monetario risulta chiaro e palese che lo Stato non rientra nell’astrazione di base, qui la situazione è molto più ambigua.
La “versione completa” presenta innanzitutto l’esplicitazione del settore del commercio che conduce Graziani a distinguere fra prezzi all’ingrosso e prezzi al dettaglio. Emerge in tal modo una ulteriore frattura interna al padronato. In particolare, Graziani nota che se il settore industriale – a seguito di una avanzata salariale – fosse in grado di far aumentare i propri prezzi in misura più che proporzionale rispetto a quelli del commercio al dettaglio, riuscirebbe a togliere reddito a tale settore per attribuirlo a sé stesso.
Vi è tuttavia una seconda esplicitazione – la presenza dei mercati esteri – che risulta di particolare interesse per il caso italiano: se il settore industriale fosse votato soprattutto alle esportazioni, l’incremento dei prezzi rischierebbe di far calare l’ammontare dei beni esportati. Nel ragionamento di Graziani assume allora rilevanza la svalutazione della moneta nazionale come strategia volta a sostenere le esportazioni senza rinunciare ad esercitare un potere di mercato da parte delle imprese sul mercato interno. Situazione che comporta una riduzione della quota di reddito assorbita dai salariati ma anche dal settore commerciale.
La possibilità di svalutare (ovviamente agita dalla Banca Centrale che svolge un ruolo fondamentale sia nella competizione fra capitali che nel conflitto fra le classi sociali) apre agli imprenditori nazionali la possibilità di scegliere: tenere fermi i prezzi in valuta nazionale, vendendo di più all’estero (e sostenendo l’occupazione) oppure continuare a vendere la stessa quantità all’estero aumentando i prezzi in valuta nazionale (redistribuendo il reddito a favore del settore industriale e indebolendo politicamente la classe lavoratrice). Nell’opuscolo che stiamo commentando Graziani riferisce il primo scenario al periodo 1972-1973 e il secondo scenario al periodo 1973-1974.
Una indicazione metodologica
Questa compresenza di problemi di teoria economica in un contesto di teoria monetaria della produzione e di analisi della storia economica italiana rappresenta a nostro avviso anche una indicazione metodologica per leggere l’intera produzione intellettuale di Augusto Graziani.
In altre parole, le varie versioni dello schema del circuito monetario elaborate dal 1983 fino al 2003 sono meglio comprensibili alla luce del contesto storico e di politica economica in cui vengono formulate.
D’altro canto, l’analisi della storia economica italiana condotta da Graziani è sempre coerente con le possibilità esplicative ricavabili dalla teoria monetaria della produzione. Per esempio: lo schema del circuito monetario che Graziani formalizza nel 1984 è uno schema a due settori in cui il deficit spending ha effetti inflazionistici. Questa struttura è in qualche modo giustificabile sul piano concreto se si guarda alle caratteristiche più rilevanti – più rilevanti per il conflitto fra capitale e lavoro – che Graziani individua nella storia economica italiana a partire dalla fine degli anni Settanta 4. Da un lato la presenza di due settori consente potenzialmente di dar conto degli scontri interni al capitale su cui egli si era soffermato anche nell’opuscolo del 1974; dall’altro gli effetti del deficit spending sul livello generale dei prezzi sono coerenti con una visione politica in cui lo Stato tende a privilegiare le esigenze del mondo delle imprese. Infatti, la spesa pubblica in deficit che avvenne in Italia nel decennio considerato favorì soprattutto il settore industriale mettendogli a disposizione una liquidità aggiuntiva che compensava l’indebitamento crescente che aveva lo aveva precedentemente caratterizzato.
Il fatto che lo schema di circuito monetario a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta venga ridotto ad un unico settore produttivo comporta una minore attenzione rivolta alla dinamica interna fra i settori industriali. Ciò avviene in un contesto storico di progressivo arretramento dell’industria italiana sempre più dipendente da tecnologie importate e sempre più schiacciata dalla concorrenza di prezzo che giunge dai paesi di recente industrializzazione.
La tabella che presentiamo qui sotto offre altri spunti di riflessione in questa prospettiva metodologica. Ci auguriamo che tali spunti possano essere oggetto di future riflessioni.
Graziani teorico |
Graziani |
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1975-1977 |
Viene posto l’accento sulla distinzione fra economia sequenziale ed economia simultanea |
Approfondimento delle reazioni padronali e delle autorità monetarie agli incrementi salariali in un contesto di cambi fissi e in un contesto di |
1978-1980 |
Viene posto per la prima volta il problema della realizzazione, cioè della chiusura del circuito, seppur senza definire chiaramente il concetto di finanza finale. |
Distinzione fra settori ad alta intensità di lavoro (imprese private concentrate nel Settentrione) e settori ad alta concentrazione di capitale (imprese pubbliche o partecipate impegnate nella industrializzazione |
1983-1985 |
Riflette sul finance motive di Keynes; giunge alla formulazione dello schema di circuito monetario a due settori (beni capitale e beni di consumo) con esplicitazione della finanza finale |
Progressivo arretramento dell’industria italiana. |
1986-1988 |
Riformula il circuito monetario ad un solo settore, chiarisce definitivamente la differenza fra finanziamento dell’economia e finanziamento degli investimenti e mantiene (a livello discorsivo) la distinzione fra settori produttivi e settori improduttivi. |
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1989-1990 |
Analisi delle reazioni padronali e del comportamento delle autorità monetarie agli incrementi salariali nel contesto dello SME |
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1990-2003 |
Analisi delle conseguenze dell’uscita della lira dallo SME: svalutazione slittante, mancata inflazione e controllo salariale. |
In vece di una conclusione
Vorremmo terminare questa nostra rilettura di Graziani con le stesse parole che si trovano al termine di Classe operaia e padronato nelle recenti vicende economiche. Al lettore il compito di saggiarne l’attualità:
“Il gioco in cui si trova coinvolta l’economia italiana è dunque complesso, perché al di là delle contrapposizioni fra padronato e classe operaia, che è propria di ogni sistema capitalistico, emergono contrapposizioni sia all’interno del padronato (queste ultime a loro volta connesse ai rapporti internazionali in cui l’economia italiana è immersa) sia all’interno della classe operaia. È proprio la sovrapposizione simultanea di queste contrapposizioni che spiega la profondità della crisi in corso.”
(Graziani, 1974, p. 70).